L'Alessandrino scomparso: storia di un quartiere nato sui Fori Imperiali
I Fori Imperiali erano cinque piazze monumentali edificate nell’arco di circa un secolo e mezzo (dal 46 a.C. fino al 113 d.C.), per volere di Giulio Cesare e degli imperatori Augusto, Vespasiano, Nerva e Traiano.
Oggi l’intera area archeologica è tagliata obliquamente dal passaggio di via dei Fori Imperiali (un tempo via dell’Impero), spaccando a metà la superficie delle antiche piazze, delle quali sopravvivono in situ resti emersi durante le campagne di scavo del secolo scorso.
Nonostante l’atmosfera suggestiva e la percezione di un glorioso passato, rimane tuttavia difficile, all’occhio del visitatore, ricostruire il primitivo aspetto del luogo.
Passeggiando lungo la via dei Fori Imperiale, soprattutto all’altezza del Foro di Traiano, si può notare un raggruppamento di fondamenta di abitazioni, adibite un tempo come cantine, sulle quali è impossibile non accorgersi della presenza di caratteristiche piastrelle e maioliche d’inizio ‘900.
La bizzarra coesistenza di arredi moderni in un contesto archeologico ha una spiegazione plausibile, che va ricercata nella complessa storia di riutilizzo e di urbanizzazione di quest’area a partire dal Medioevo in poi.
Con l’incedere del Medioevo si ebbe il progressivo abbandono e il parziale interramento delle strutture degli antichi fori; l’intera area, soggetta a impaludamento e al sempre più crescente innalzamento del livello del piano di calpestio, venne di fatto denominata “ai pantani”.
Le antiche vestigia (portici, colonnati, templi, sculture etc…), oltre ad essere state in buona parte riutilizzate come materiale di reimpiego per la costruzione di chiese ed edifici, caddero in rovina. Tutta la zona dei fori si trasformò in una grande area rurale, costituita da vigne, abitazioni di campagna e qualche insediamento monastico.
La svolta avvenne attorno al 1570, quando il cardinale Michele Bonelli fece bonificare e urbanizzare la zona. Sorse un grande quartiere contenuto tra le pendici del Campidoglio, la Suburra e il Foro Romano, in continua evoluzione fino al XIX secolo.
Essendo il cardinale Bonelli originario della provincia di Alessandria, il nuovo abitato venne denominato Quartiere Alessandrino, la cui arteria principale era la via Alessandrina, che partiva dalla Colonna di Traiano per arrivare all’altezza della Basilica di Massenzio.
Lo storico quartiere era costituito da una maglia fitta di stradine, vicoli e piazzette, in cui abitazioni modeste sorgevano accanto a palazzetti d’epoca, monasteri e chiese. Lo sviluppo del nuovo abitato aveva letteralmente risucchiato l’antico sito, lasciando a vista pochissime evidenze della storia antica.
Un esempio in tal senso era la famosa osteria alle Colonnacce su via Alessandrina, così denominata perché sorta tra i resti del portico del Foro di Nerva (tutt’oggi ancora visibili) e attiva fino all’epoca delle demolizioni. Un altro esempio straordinario era la Colonna di Traiano, unico monumento lasciato a vista, utilizzato come abbellimento per la piazza circostante.
Nel XVI secolo, il quartiere Alessandrino era abitato da personalità illustri come Michelangelo Buonarroti, la cui modesta abitazione era situata nella scomparsa via Macel de’ Corvi. Oggi, sulla facciata del Palazzo delle Assicurazioni, verso il Foro di Traiano, in prossimità del punto dove sorgeva la casa di Michelangelo, campeggia la targa commemorativa. Sulla stessa via si trovava la residenza dell’allievo di Raffaello, il celebre artista Giulio Romano, la cui memoria ci è stata tramandata grazie all’ acquerello di Ettore Roesler Franz.
Tuttavia questo quartiere pieno di vita, di storia e di memoria insisteva di fatto su un importante sito archeologico. A partire dalla fine dell’Ottocento già si parlava di demolizioni, finché all’inizio del ‘900, in occasione della costruzione dell’enorme mole del Vittoriano, si capitolò definitivamente al fascino del “piccone”.
Si iniziò a demolire tutti gli edifici medievali dell’Aracoeli, molte antiche vie vennero rase al suolo, come per esempio la via via Macel de’ Corvi per lasciare il posto alla nuova Piazza Venezia. Successivamente, in epoca fascista, si proseguì con una radicale campagna di sventramenti che interessò tutto il quartiere Alessandrino, per far riviere la memoria della Roma imperiale.
Nel piano regolatore del 1926 si diede l’avvio a demolire tutto ciò che era stato costruito dal Medioevo in poi sopra i Fori Imperiali, poiché, come affermò Mussolini, “i monumenti millenari devono giganteggiare nella necessaria solitudine”. L’operazione, condotta in breve tempo e senza alcun rilievo preliminare, causò la perdita di abitazioni e botteghe, l’intero quartiere venne raso al suolo, con il conseguente problema dell’emergenza abitativa.
Oggi, le uniche testimonianze tangibili dello storico quartiere Alessandrino sono veramente esigue. Venne risparmiata alla demolizione la via Alessandrina, trasversale a via dei Fori Imperiali, ma purtroppo totalmente decontestualizzata dall’assetto originario; una parte del sistema fognario ottocentesco, ancora visibile all’altezza del Foro di Cesare, e infine il gruppo di cantine e fondamenta nel Foro di Traiano.
Federica Incoronato
Bibliografia
- Bruno Toscano, La città Assente: La via Alessandrina ai fori imperiali, Agorà 2007
- Antonio Cederna, Lo sfondamento di via dell’Impero, da Mussolini urbanista, Bari, Laterza, 1979
- Archivio Storico dell’ Istituto Luce
Info pratiche e luoghi da visitare
Foro Romano-Parco archeologico del Colosseo: via della Salara Vecchia. Per maggiori info cliccare qui
Chiesa Santi Cosma e Damiano: via dei Fori Imperiali 1. Per info sugli orari di apertura contattare 06 699 0808
Mercati di Traiano-Museo dei Fori Imperiali: via IV Novembre 94. Per maggiori info cliccare qui